C’è qualcosa di disarmante e molto gradito nel suono degli Alter Bridge 2019 ‘Walk in the Sky’
Camminare in cielo si può!
Sebbene gli ALTER BRIDGE abbiano avuto molti momenti delicati e down naturali nel corso degli anni, il loro ultimo album, “The Last Hero”, fu una raffica quasi senza remore di pezzi davvero forti; un’eccitazione esagerata del budino post-grunge che è stato aggravato dagli spettacoli della Royal Albert Hall che ne è seguita, in cui un’intera orchestra ha aggiunto ancora più strati di sfarzo all’esperienza. Sontuoso e divertente come erano senza dubbio quegli spettacoli, era difficile non lasciare il teatro indenni.
Superficialmente, Kennedy e i suoi compagni sono rimasti fedeli al loro semplice ma efficace piano iniziale sin dall’inizio nella la versatilità e la leggerezza del tocco che ha reso celebre il loro sound come i primi dischi “Blackbird” e il perfetto “III”. Non che gli ALTER BRIDGE abbiano subito un cambiamento radicale ovviamente: l’enorme numero di fan della band adorerà “Walk the Sky” tanto quanto i precedenti sei album della band. La principale differenza tra questo e il suo predecessore è una sottile ma chiaramente distinguibile spavalderia nelle esibizioni della band. È come se raggiungessero un picco di volume e pesantezza e passassero dall’altra parte, dove groove, melodia e spazio sonoro sono re e i suoni heavy metal sono usati per contrastare la loro remiscenza ex grunge. Non è successo nulla di radicale nel modo in cui ALTER BRIDGE scrivono canzoni ma c’è una friabilità nel flusso di “Godspeed” e “Native Son”, sembrano fresche e nuove. Una miriade di abbellimenti ambientali, ecco la differenza complessiva, tutto ciò rende di gran lunga il disco più interessante dal punto di vista sonoro della band fino ad oggi.
Ci sono cori urlanti sopra altri, tutti progettati per sollevare gli spiriti o strappare delle lacrime dai nostri occhi. MARK TREMONTI rimane uno degli eroi della chitarra metal non celebrati dell’era moderna, qui il suo utilizzo di riff assassini è più alto che mai (dai un’occhiata al riff omicida e slanciante verso “Take the Crown”). Il già citato Mr. Kennedy suona come un concentrato, fervente musicista impegnato in ogni nota come sempre, sebbene possegga un istrionismo assoluto ridotto al minimo. La sua voce può essere manna per alcuni e kryptonite per altri, ma ci vorrebbe molto per negare che la sua voce in “Dying Light” è una piena di bellezza grintosa e sentimento.
“Walk the Sky” è un disco intelligente, acuto, avvincente, pensato, studiato e dettagliato.
Musicaeanima.com
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