La situazione è sempre più delicata e le proteste -legittime- degli operatori del settore aumentano ogni giorno
Perché nessuno poteva lavorare ed adesso per Sanremo si può?
Riporta una testata:
Perché Sanremo è Sanremo”, così recitava un famoso slogan del festival più longevo della canzone italiana. Ma se una volta il festival univa tutti gli italiani da nord a sud, per un’intera settimana, ospitando sul suo palco i grandi della canzone italiana, quest’anno?
In questi giorni l’organizzazione del festival, che partirà il 2 marzo, subisce gli attacchi di quegli artisti e lavoratori dello spettacolo che nel corso degli ultimi 10 mesi, tralasciando la parentesi estiva, hanno sofferto l’impossibilità di andare in scena.
A Milano il collettivo di giovani artisti, studenti e musicisti “Lume” ha protestato sotto la sede della Rai, bloccando simbolicamente le porte degli studi televisivi, contestando il fatto che al momento in Italia esistono artisti di serie A, quelli a cui è permesso di esibirsi a Sanremo, e artisti di serie B quelli a cui non è permesso andare in scena e organizzare concerti.
Ancora più dure le parole dell’attore teatrale e cinematografico Gabriele Lavia: “Ho saputo che il Festival di Sanremo si farà con il pubblico in sala mentre i teatri sono chiusi da mesi. Il teatro muore e questi vogliono fare Sanremo. Una gigantesca volgarità”.
In Italia circa 600 mila lavoratori dello spettacolo e della cultura sono in crisi profonda, senza lavoro e con poche speranze. Nessuno afferma che non si debba fare Sanremo ma bisogna anche riflettere che l’arte italiana non è solo il festival di Sanremo.
Musicaeanima.com
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