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Gli U2 erano una band sopravvalutata fin dagli esordi?

Written by Musicaeanima

 Uno dei gruppi più amati del pianeta e che ha venduto milioni di copie di dischi valeva il suo successo?

 

A mostrare perplessità sui lavori degli U2 non siamo noi ma uno storico musicale che analizza il successo planetario della band di Dublino

Pietro Scaruffi, esperto di storia della musica scrive quanto segue analizzando ogni singolo disco:

Rattle and Hum

Rattle And Hum  (Island, 1988) innanzitutto celebra l’immensa popolarita` raggiunta dal complesso, nuovi bardi del nobile populismo che fu di Guthrie e di Dylan. E non stupisce che proprio la civilta` dei folksinger fornisca l’ispirazione qer quel monumentale atto di contrizione spiritual che e’ Love Rescue Me o per l’intensa elegia di Van Diemen’s Land, Proprio perche’ si situano come eccezioni all’interno del corpus creativo del gruppo Desire, sorprendentemente propulsa da un tribalismo maniacale, quell’incrocio di voodoobilly e jump blues che e` When Love Comes To Town, il non meno tetro e incalzante gospel di Hawkmoon 269, il soul fiatistico di Angel Of Harlem (1989) (ma con profumi di Blonde On Blonde), risultano fra i momenti piu` validi dell’intero repertorio.

Joshua Tree

Joshua Tree uscito l’anno precedente(Island, 1987) indulge  invece nella depressione apocalittica, e il loro vittimismo di maniera produce lamenti gospel come I Still Haven’t Found, elegie amorose da AOR come With Or Without You e denunce politiche come Bullet The Blue Sky, i tre poli della loro arte, per ciascuno dei quali gli U2 si servono di uno stile appropriato. Il loro idealismo si esprime in ballate che mescolano country, rhythm and blues e rock and roll e talvolta li avvicinano al melodramma passionale di Springsteen, ma sempre su un registro molto piu` lirico (Running To Stand Still, Red Hill Mining Town,Where The Streets Have No Name). Malato di un realismo un po’ obsoleto, il disco si riallaccia a temi e umori degli anni ’30, da Frank Capra a Ernest Hemingway. Where The Streets Have No Namemarks a new zenith of transcendental intensity, thanks to the frantic raga-like ringing tones of the lengthy instrumental overture and to the tribal beat.

Questi ho amato per primo degli U2. Comunque analizzandoli storicamente gli irlandesi U2 sono stati il principale fenomeno rock degli anni ’80. Guidati dal cantante Bono Vox (Paul Hewson) e dal chitarrista The Edge (Dave Evans), gli U2 hanno coniato una canzone che fonde stili “alti” e “bassi” della musica popolare: l’urlo di dolore del folk, il pianto dimesso del blues, l’incalzante fervore del gospel, l’aria d’opera, la vibrante frustrazione del punk-rock.

Gli U2 realizzarono una perfetta simbiosi con gli umori (malinconicamente utopisti) della loro generazione, che li ha infatti eletti ad eroi. L’operazione aveva forse poco di musicale, e talvolta si limitava a riciclare quell'”umore” sul blaterare sempre piu` patetico di Bono e sugli accordi sempre piu` enfatici di Edge, ma segno` una pietra miliare nell’evoluzione almeno del pop d’autore (“pop” nel senso di canzone melodica, la scuola dei chansonniers e dei Beatles).

Sui temi del martirio e della salvazione gli U2 hanno comunque eretto un’epopea spirituale di portata universale. Se le loro apoteosi da kolossal biblico ne hanno fatto talvolta i Cecil DeMille del rock, le ben piu` inquietanti cadenze tribali di tante loro amare ballate hanno raccolto la fiaccola del dolore idealizzato che fu dei bluesman di strada e dei folksinger di protesta.

Musicalmente, l’elemento piu` originale del loro sound e` non tanto il tenore di Bono Vox (talvolta anche troppo melodrammatico, fino a sembrare la parodia dei cantanti d’operetta) quanto lo stile chitarristico di Dave Evans (The Edge), le cui figure semplici ripetute freneticamente hanno dato origine a una piccola rivoluzione tonale nell’uso dello strumento.

Boy

Il primo album, Boy (Island, 1980), li segnalo` per un esuberante garage-rock romantico e psichedelico, con gli assalti chitarristici di Edge in primo piano. E` la sua chitarra a propellere Out Of Control, un vibrante inno a ritmo di disco-punk, Stories For Boys e soprattutto I Will Follow, inno ancor piu` solenne condotto da un riff stentoreo in staccato e impreziosito da tastiere dissonanti e striduli tribalismi. I brani epici sono intervallati da accorte pause folk-psichedeliche (An Cat Dubh, Into The Heart). Bono tenta di fondere (anche se in maniera talvolta piu` maldestra che geniale) i registri piu` nobili del canto popolare, dal tenore d’opera al bardo gaelico, dal rocker allo shouter, dallo yodel allo spiritual, e gli arpeggi cromatici di Edge costituiscono una forma di accompagnamento che esaspera lo stile free-form del jingle-jangle e le improvvisazioni modali dell’acid-rock. Merito del sound brillante del disco va anche al produttore, Steve Lillywhite: cadenze alla Blondie e alla Police (A Day Without Me) puntano gia` in direzione di un sound altamente commerciale.

Musicaeanima.com

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2 Feb 20212 Feb 2021 · Inviato su Storia delle Band · Tag I will follow, new, storia degli U2, The Joshua Tree, The Rattle and Hum, U2 ·

5 pensieri su “Gli U2 erano una band sopravvalutata fin dagli esordi?”

  1. Enoch ha detto:
    2 Feb 2021 alle 9:30

    Per quanto mi riguarda ho ascoltato gli U2 fino all’uscita di Achtung Baby, dopodiché per me sono finiti e credo che la loro morte artistica abbia più o meno coinciso con l’inizio della carriera di Bono come leccaculo dei potenti del pianeta e con la pantomima della filantropia, che lo ha portato a diventare amico intimo dell’aristocrazia che oggi si inventa finte pandemie -con l’aiuto di popoli coglioni e paurosi- e ci strozza col debito pubblico.

    Non a caso il caro Bono ha miliardi in asset di varie multinazionali in vari paradisi fiscali, lui che finge di battersi per l’estinzione del debito di molti paesi in via di sviluppo.
    Insomma lui è un individuo spregevole e la sua band è un prodotto delle élite ormai, specie quando difendono gente indifendibile come la tizia del Myanmar (a cui dedicarono un’orrenda canzone anni fa) ora arrestata di nuovo per fortuna, che ha svenduto il suo paese a quelle stesse élite apolidi.
    Spero stavolta buttino via la chiave della cella. E che Bono sparisca dalla circolazione insieme ai suoi compagnucci di strimpelli.

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  2. Esther Gloria ha detto:
    2 Feb 2021 alle 10:01

    Bono è anche amico di Papa Francesco… detto tutto.
    COVID-19, siamo sicuri che sia veramente esistito?
    Ora fanno anche i tamponi anali, tanto per aggiornare…

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    Rispondi
    1. Enoch ha detto:
      2 Feb 2021 alle 15:30

      I tamponi anali mi sembrano il giusto epilogo per masse che amano farsi prendere per il culo!

      Non vedo l’ora di farmi quattro risate vedendo file chilometriche di italiani messi a pecorina perché così ordina il ministro della (in)sanità…

      Un delirio che non finirà fin quando ci saranno masse ipnotizzate e manipolate che si bevono ogni cazzata televisiva….

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  3. Array ha detto:
    27 Mar 2021 alle 13:15

    Grosso sospiro di sollievo. Finalmente qualcuno dice la verità verità senza peli sulla lingua. Ma altri meritano di essere ridimensionati, uno su tutti: udite udite udite ( mi faccio quasi paura ) tale Jimi Hendix. Grande chitarrista certamente, ma dove mettiamo Ritchie Blackmore o Terry Kath ???

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    Rispondi
    1. Musicaeanima ha detto:
      27 Mar 2021 alle 17:44

      Grazie per il suo commento. Diciamo che anche il periodo storico ha una sua funzione. Chi per primo crea una nuova tecnica ovviamente viene messo in evidenza. Se oggi Jimy Hendrix suonasse ancora la chitarra quanti altri chitarristi superiori per tecnica e conoscenza potrebberlo superarlo? Tanti. Vale lo stesso per Blackmore e il fondatore dei Chicago.Per gli U2 questo discorso è ben diverso. Loro avevano due/tre canzoni orecchiabili ma questo non valeva il successo ottenuto. La sopravvalutazione gliel’ha data il mainstream e il music biz che sappiamo molto bene come agisce.

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