Possiamo dire qualsiasi cosa su Dino Cazares ma resta comunque l’ultimo balaurdo dei Fear Factory. Quando uscirono tanti anni fa nessuno suonava come loro. Sono stati considerati una colonna della musica estrema industrial. Cazares è passato dall’essere visionario germinante ed essere in cima al mondo per quanto riguarda innovazione, creatività e popolarità relativa ai flop sperimentali e di fatto estromesso dal proprio outfit per un incantesimo durante la metà degli anni ’00. Ci sono stati una manciata di album riconosciuti come classici ma freddi come una pietra e alcuni mediocri. Ma ami o odi il chitarrista sovrappeso che non si arrende mai. Possiamo paragonare il suo odio che ha racimolato tra i suoi fan a quello che provano per Yngwie Malmsteen, forse qualcosa in più. Le circostanze che circondano la creazione e il rilascio di Aggression Continuum sono state vertiginose e stordenti. La storia di fondo è un labirintico mezzo decennio e più che coinvolge storie di bancarotta, cause legali e controcause, aste di marchi, pugnalate alle spalle, doppio gioco, comportamento passivo-aggressivo da manuale, tentato sabotaggio e altro ancora. Il risultato più significativo di questo pasticcio degno di una sceneggiatura è “l’uscita silenziosa” del cantante Burton C. Bell, probabilmente l’elemento più distintivo del suono di Fear Factory. In sostanza, Aggression Continuum è rimasto (per lo più) finito dal 2017, quando Cazares, Bell, il batterista Mike Heller e il bassista Tony Campos erano ancora in grado di riunirsi amichevolmente e fare mosse in una relazione tra band e affari. Con la l’uscita di Bell – e la sua insistenza finale sul fatto che l’album si sarebbe chiamato Monolith (nonostante non avesse informato nessun altro che si sarebbe chiamato Monolith) e tutte le cose che sono successe dal 2017, non è solo sorprendente che il disco abbia visto il luce del giorno, ma che è buono così com’è anche se c’è una sensazione di déjà vu per tutte le tracce. Cazares dovrebbe anche essere lodato per non aver agitato furiosamente la bandiera bianca e essersi lussato la spalla e aver sviluppato il gomito del tennista nel processo. Tuttavia il disco suona come un macigno che ha respirato tutti questi litigi interni e sa a tratti, di B-side. Niente di male in questo ma forse il nome Fear Factory sulla copertina ha ancora ragione di esistere? Oppure un semplice Dino Cazares’s Project con le tracce di Bell tenute da parte?

Tracklist
1. Recode
2. Disruptor
3. Aggression Continuum
4. Purity
5. Fuel Injected Suicide Machine
6. Collapse
7. Manufactured Hope
8. Cognitive Dissonance
9. Monolith
10. End Of Line

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