
Abbiamo scovato questo articolo del 1997. Le cose sono cambiate?
“Una sfida di civiltà”: così Mariapia Garavaglia, presidente dell’Associazione Spettatori Aiart, definisce la lettera aperta scritta nei giorni scorsi dalla giornalista Roberta Gisotti al direttore generale dell’Auditel, Walter Pancini, per chiedere provocatoriamente di “essere iscritta nel campione Auditel, dove non riconosco i comportamenti della mia famiglia, di moltissimi miei parenti, amici, conoscenti. Dov’è nei dati Auditel quell’Italia stufa di programmi stupidi, di varietà volgari e kitsch, di film violenti, di pornografia di sera e di notte, che detesta le regine della domenica, gli imbonitori di prima e seconda serata, i servi degli sponsor?”. Secondo la giornalista, “l’Auditel è stato creato per indurre un colossale giro d’affari intorno alla tv, che si vuole necessario per la sopravvivenza della stessa tv, e nessuno oggi ha interesse a svelare i trucchi per non compromettere gli interessi delle più grandi aziende della comunicazione”. L’Aiart, sottolinea Garavaglia, “si riconosce pienamente nella critica sollevata ed è da molto tempo che segnala la ‘finzione’ dei dati Auditel. E’ indegno per un servizio pubblico ripararsi dietro rilevazioni difficilmente controllabili. Se i dati Auditel sono un supporto alle scelte commerciali della Rai, non possono essere idonei anche per ‘giudicare’ i programmi”. Meglio, allora, “abolire la finzione eassumere la propria responsabilità da parte dei gestori, dirigenti e operatori, perché, senzaalibi, preparino programmi più seri”.
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L’ha ripubblicato su The sense.
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