Non ce ne vogliano i fan dei Metallica di ultima generazione ma stiamo scrivendo queste righe dopo aver ascoltato diverse volte ’72 Seasons’. Qualche premessa va fatta a monte: il costoso marketing che ha preparato l’uscita del disco, unita alla première al cinema è degna veramente di una band pop con molto denaro a disposizione. Questa recensione non cambierà il fatto che questo platter venderà tantissimo o farà variare le opionioni dei fan al quale è piaciuto quest’opera moderna di un thrash metal che di fatto non è più thrash. A un certo punto degli ultimi 15 anni, i Metallica hanno riprovato, forse a suonare come loro stessi o perlomeno sembrava così.
I fan più accaniti potrebbero dire che è iniziato con Death Magnetic, prodotto da Rick Rubin; i più scettici tra noi hanno ricominciato a preoccuparsi otto anni dopo con il doppio album vecchia scuola Hardwired… to Self-Destruct che alla fine era un discreto prodotto. In questi album, i Metallica hanno tentato un ritorno ai ritmi thrash, alle strutture elaborate delle canzoni e agli assoli da urlo degli anni di gloria degli anni Ottanta, sembrando rendersi conto che non c’era più motivo di assecondare il sound attuale delle radio rock, perché i Metallica sono più grandi di qualsiasi cosa accada in quel luogo sperduto. Pubblicano un album ogni sette o otto anni, un ritmo rilassato che apparentemente gli si addice, visto che si avvicinano ai 60 anni. Quando pubblicano un disco, è come se stessero recuperando il tempo perduto, il che li mette nei guai.
’72 Seasons’, con i suoi 77 minuti di durata, offre tutto ciò che si può desiderare da un album dei Metallica nel 2023, e molto di più, troppo di più. Come Hardwired, il suo predecessore – della stessa lunghezza, per inciso – ’72 Seasons’ è allo stesso tempo un’emozione e una fatica. I riff migliori, come le galoppanti corse armonizzate che arrivano nei minuti finali di “Room of Mirrors”, o il call-and-response tra power chords a mitraglia e lead frastagliati che aprono “If Darkness Had a Son”, hanno lo spirito, se non sempre la magia, di Ride the Lightning o Master of Puppets? Assolutamente no. Nessuna canzone riesce a mantenere questo livello di eccitazione per tutta la sua durata. È un’asticella molto alta, che avrebbero potuto superare con un po’ di editing forse. C’è quasi sempre un bridge, un breakdown o un’ennesima ripetizione del ritornello senza i quali una determinata canzone sarebbe più snella e più cattiva. Se un classico come “For Whom the Bell Tolls” può entrare e uscire in cinque minuti, rimanere impressa per sempre, “Sleepwalk My Life Away” non ha bisogno di sette perchè si dimentica in fretta.
Le coordinate di questo disco sembrano riportare a dei B-Side di Load e di Hardwired. Ma se qualche spunto o sprazzo di bellezza nelle composizioni o nei riff spunta qua e la in maniera generica, il disco suona come un hard rock che trae spunto dagli anni ’80 e solite icone nascoste dei Diamond Head, al quale Hetfield deve molto. Tuttavia la bellezza dei Metallica era quella sorta di velocità e di cattiveria che appartengono appunto al termine ‘thrash metal’. Il disco suona ancora una volta con una produzione moscia, come se Metallica non conoscessero le attuali distorsioni utilizzate nel mondo dell’heavy metal 2023. Appare strano davvero alle nostre orecchie che ad esempio, solo a titolo di paragone, gli Overkill siano usciti nello stesso periodo ma con un badget decisamente inferiore ai four horsemen, abbiano una produzione thrash degna di questo nome. E qui arriva la verità: i Metallica non suonano thrash metal da molti tempo. E questo disco lo possiamo definire un buon disco heavy metal, a tratti hard rock con sopra il nome dei Metallica. Vista da quest’ottica, il disco assume un altro valore. E’ sempre vero che hanno 60 anni e l’energia incredibile che li contraddistingue ma questi dischi, parliamo dal punto di vista di vecchi fan, sono inutili. Buoni per marketing, ottimi per vendere, eccezionali per dire ‘Noi ci siamo ancora’. Tuttavia anche l’orribile copertina non aiuta il disco a decollare, per la durata di questi 77 minuti. Che dire? A noi dispiace, speriamo sempre in un travolgente disco dei Metallica e alla fine ci troviamo un disco a confine tra l’heavy metal e l’hard rock duro con riff stanchi ed affaticati, suggellati da qualche sprazzo di armonia particolare come su ‘Room o f Mirrors’ ma ci sembra troppo poco a livello emozionale. Hetfield sei il nostro eroe, ti vogliamo bene ma perchè pubblicare queste canzoni? Siamo delusi, non al livello di Saint Anger ma in una discografia quando cominciano ad incasellarsi tutti questi dischi senza arte ne parte e si va ad attingere ai primi album, c’è qualcosa da considerare in fondo, oltre al discorso del denaro.

Tracklist
- 72 Seasons
- Shadows Follow
- Screaming Suicide
- Sleepwalk My Life Away
- You Must Burn!
- Lux Æterna
- Crown of Barbed Wire
- Chasing Light
- If Darkness Had a Son
- Too Far Gone?
- Room of Mirrors
- Inamorata
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