Warrel Dane – storia di un cantante e poeta

Il 7 marzo del 1961 la nascita di un grande cantante heavy metal, Warrel Dane, il nostro ricordo

Apparentemente arrabbiato, con una voce affilata sopra le righe rispetto a molti altri, aveva raccontato le ingiustizie della società americana

warrel

 

Un artista con una delle voci più espressive e dotate del panorama power- techno – metal, è scomparso  in maniera improvvisa ed inaspettata a soli 48 anni. Leader dei Nevermore e dei Sanctuary aveva creato uno stile potente, caldo, capace di sovrastare anche le ritmiche più complesse o quelle più lente.

Dal primo album dei Nevermore- The Sanity Assassin

Dal quarto album dei Nevermore – Dead heart in a dead world

Forse in maniera profetica il suo cuore ha ceduto. Scriveva una testata la storia del cantante:

Con Sanctuary e Nevermore Dane aveva co-scritto due “saghe” metalliche molto diverse tra loro per sonorità ma ugualmente affascinanti.

I Sanctuary non ebbero mai un grandissimo successo paragonato alle big band della metà degli anni ’80, il periodo nel quale irrompero sulla scena metal. A posteriori, tuttavia, il loro contributo all’evoluzione della musica heavy è ora riconosciuto da una corposa fetta di fan ed addetti ai lavori. Le vocals di Warrel, con uno screaming sensazionale, affilatissimo e potente, erano ovviamente l’arma in più di una formazione che vantava una tecnica individuale notevole ed un tiro micidiale. I Sanctuary, in un periodo nel quale il metal classico era al suo apice di popolarità, cercarono di affermarsi con una musica che metteva in mostra una tensione costante, rara intensità e vocals drammatiche che sembravano quasi testare il limite delle possibilità vocali umane. Si accorse subito del talento di Warrel Dane, del bassista Jim Sheppard (che accompagnò Warrel anche nei Nevermore) e del resto della band anche Dave Mustaine, il deus ex machina dei Megadeth, che produsse il debutto discografico ‘Refuge Denied’, un album stupendo, pubblicato nel 1987 dalla Epic. Il disco aveva forse il suo unico difetto nel non essere abbastanza catchy ad un primo ascolto per fare il botto sperato in una scena che si era fatta un po’ più melodica e commerciale rispetto all’inizio del decennio. Brani come ‘Battle Angels’, il piccolo classico nascosto ‘Die For My Sins’ e ‘Soldiers of Steel’ sono comunque diventate ora delle gemme di culto assoluto. Non stupitevi se nei prossimi mesi o al prossimo Keep It True diverse formazioni classiche ce le faranno riascoltare. Il secondo platter ‘Into The Mirror Black’, più dark ed elaborato del debutto discografico, si confermava ad alti livelli ma uscì nel 1990, in una fase di transizione per il metal, e senza la migliore delle produzioni. Pezzi come ‘Future Tense’, ‘Taste Revenge’ e ‘Mirror Black’ rimangono comunque dei classici per gli appassionati della band.
Molti ascoltatori hanno scoperto o riscoperto i Sanctuary solo quando la band è tornata in pista nel 2010, rilasciando anche un degno comeback discografico nel 2014, ‘The Year The Sun Died’, un album che già dal titolo faceva capire quanto il mondo di Warrel Dane, in trent’anni di vita/carriera e verrebbe da dire anche sofferenze, si fosse incupito fino quasi a divorarlo.

Anche i Nevermore si formarono a Seattle, a inizio anni ’90, ma in una città che all’epoca viveva il fermento dell’esplosione del grunge, un fenomeno che andava ben oltre la musica. Per Warrel Dane, Jeff Loomis, Jim Sheppard & co. non aveva senso riprendere le sonorità più classiche dei Sanctuary in un mondo che stava cambiando e avendo una sorta di crisi di rigetto dai fasti vissuti negli anni ’80. Fu una crisi di valori che coinvolse tutto: dalla visione dell’economia e del capitalismo che era imperante nei paesi occidentali fino ad arrivare alle arti ed ovviamente anche la musica, la nostra preferita. I Nevermore si fecero portavoci di un metal coraggioso ed innovativo, purtroppo incompreso da alcuni puristi e tradizionalisti che li vide abbracciare sonorità gotiche, suoni più moderni ed a tratti anche thrashy, e dipingere, con lyrics cupissime, spesso strazianti, un mondo che Warrel Dane descrisse come un moderno Edgar Alla Poe. Non è un caso che il monicker “Nevermore” ricordi proprio un celebre verso di Poe, quel “Quoth the Raven, ‘Nevermore’.” tratto dalla poesia “Il Corvo” del celebre scrittore americano.
Più di tutto però, quello dei Nevermore era/è/sarà sempre un metallo peNsante e ci piace pensare che la N stia proprio per Nevermore. ‘Dreaming Neon Black’ rimane il mio personale disco preferito della formazione, ed era anche il preferito di Warrel, anche se il successivo ‘Dead Heart in A Dead World’ era più incisivo, centrato ed orecchiabile, ed infatti ebbe il maggiore successo di critica e pubblico. Di ‘Dreaming Neon Black’ non dimenticherò mai quella capacità di immergerti in una cupa atmosfera di morte degna di un grande libro/film. La carriera della band continuò per molti anni, fino al 2011, pubblicando ben sette album di studio, l’ultimo,’The Obsidian Conspiracy’, nel 2010. Impossibile chiudere un breve tributo a Warrel Dane senza citare almeno qualche stralcio delle sue struggenti lyrics:

Da ‘Believe In Nothing’:

“And I still believe in nothing
Will we ever see the cure for our sorrow

Nothing is sacred when no one is saved
Nothing’s forever so count your days
Nothing is final and no one is real
Pray for tomorrow and find your empty still
Nothing”

“Ed io credo ancora in niente
Vedremo mai la cura per la nostra sofferenza?

Niente è sacro quando nessuno è salvo
Niente è per sempre, perciò conta i tuoi giorni
Niente è definitivo e nessuno è reale
Prega per domani e scopri che sei ancora vuoto
Niente”

Da ‘Inside Four Walls’:

“The system falls apart
The pigs still laugh
feeding off our broken lives
Can anyone tell me why
Some violent criminals
do far less time?
Inside four walls,
inside four walls my friend
They took away your freedom
And the pigs still preach their lies
Inside four walls,
inside four walls my friend
They took away your freedom
And the pigs still preach their lies
Inside four walls,
inside four walls my friend
They took away your freedom
But they’ll never take your mind”

“Il sistema fallisce
E i maiali continuano a ridere
mentre si nutrono delle nostre vite spezzate
Qualcuno può dirmi perché
Alcuni criminali violenti
escono di prigione in poco tempo?
Dentro quattro mura,
dentro quattro mura, amico mio
Si sono portati via la tua libertà
E i maiali continuano a predicare le loro bugie
Dentro quattro mura,
dentro quattro mura, amico mio
Si sono portati via la tua libertà
E i maiali continuano a predicare le loro bugie
Dentro quattro mura,
dentro quattro mura, amico mio
Si sono portati via la tua libertà
Ma non si porteranno mai via la tua mente”

Da ‘Dreaming Neon Black’:

“Sometimes when I’m alone I still feel you
Your breath on my neck, you’re still with me
And I’m still dreaming neon black
I wait for you, to taste your unknown world
The clock spins to time that must mean nothing

Meet me in the dreamtime water, drown
Shifting shaping currents flow in memory
Swim through me
Meet me in the drowning pool of tears
And wash away my innocence and fear

Sometimes I wonder where you are, can you feel my tears?
I never knew what changed you
Did they paint your dreams in pale shades?
I wait for you, you know you cannot hide
Division from within invalidates suffering”
“A volte quando sono solo ti sento ancora
Il tuo fiato sul collo, sei ancora con me
E sto ancora sognando neon nero
Ti aspetto, per assaggiare il tuo mondo sconosciuto
L’orologio gira a tempo che non deve significare nulla

Incontrami nell’acqua dei sogni, affogata
Spostando i flussi di correnti nella memoria
Nuota attraverso di me
Incontrami nella piscina d’annegamento delle lacrime
E lava via la mia innocenza e la paura
A volte mi domando dove sei, riesci a sentire le mie lacrime?
Non ho mai saputo cosa ti ha cambiato
Hanno dipinto i tuoi sogni in tonalità pallide?
Ti aspetto, sai che non puoi nasconderti
La divisione dall’interno annulla la sofferenza”
Da ‘Forever’:

“In this neon black gloom I still see her face
She comes to me bringing darkest hour, I am forlorn
The pain is reborn

You are forever in my heart you never died
You are forever I still wonder where you are

I know you’re dreaming, I know you’re at peace
I’ll meet you in the dreamtime
Whenever you call me I’ll go under, I’ll swim through you

You are forever in my heart you never died
You are forever I still wonder where you are
I know you’re dreaming neon black

“As the curtain calls, and the cast recedes,
I am all that ever was and all that ever will be.
In wither and repose this frayed chapter
Now does close, and fade into neon black” ”

“In questo buio nero al neon vedo ancora il suo viso
Lei viene a me portando l’ora più buia, io sono abbandonato
Il dolore è rinato

Tu sei per sempre nel mio cuore non sei mai morta
Tu sei per sempre mi chiedo ancora dove sei
So che stai sognando, so che sei in pace
Ci vediamo nel tempo dei sogni
Ogni volta che mi chiami andrò sotto, io nuoto attraverso di te

Tu sei per sempre nel mio cuore non sei mai morta
Tu sei per sempre mi chiedo ancora dove sei
So che stai sognando neon nero

“Mentre il sipario si chiude, ed il cast si ritira,
Io sono tutto ciò che è mai stato e tutto ciò che mai sarà.
Nell’appassire e riposare questo capitolo consumato
Ora si chiude, e si dissolve nel neon nero” ”

Dotato di una voce sensazionale, espressiva come poche, e di un grandissimo talento nella scrittura dei testi, Warrel era un autentico spirito libero ma con piccoli grandi demoni (come l’alcolismo) che non riusciva  mai a scacciare del tutto. Era una persona di grande tolleranza (basta leggersi il testo di ‘Born’), che viveva in una condizione di depressione cronica e fragilità fisica (malato da tempo di diabete) che ormai non erano più un mistero per nessuno. Ci mancherà la sua voce. Ci mancherà la sua anima tormentata che produceva arte autentica. Ci mancherà la possibilità di cantare a squarciagola ‘The Heart Collector’ e tutte le sue altre oscure poesie sotto al palco con lui. Ci mancheranno i suoi occhi che si commuovevano quando interpretava la drammatica ‘Brother’, dal sottovalutato album solista ‘Praises To The War Machine’, che avrà molto probabilmente un successore postumo. Infine ci mancheranno la sua sensibilità ed anche la sua angosciante ma al contempo poetica interpretazione del mondo, nera come la pece e disperata come un amore non corrisposto, forse quello di Warrel per la vita. Una vita spezzata troppo presto ma che da noi non sarà mai dimenticata.

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