L’acqua può essere parte viva di una composizione?
La risposta è ovviamente sì e i due autori riescono a darne prova
Claude Debussy Reflets dans l’eau
Cita un giornale:
Il poeta compositore e pianista francese Claude Debussy, con i suoi meravigliosi “Reflets dans l’eau”, in cui i paesaggi interiori dell’artista si intrecciano con i movimenti liquidi, evoca quasi la perfetta immagine visiva di flutti marini. In realtà, la musica di Debussy non rappresenta l’acqua in senso specifico. La sua maestria è stata quella di creare un collegamento tra le sue partiture e i simbolismi mitici dell’acqua.
E che dire dell’opera pianistica “Jeux d’eau” di Maurice Ravel? È una composizione che ha spiazzato i critici e il pubblico dell’epoca (inizio ‘900). In questo caso, la musica è espressione simbiotica dei giochi d’acqua, dei suoni fluidi, degli zampilli di cascate e ruscelli.
Facendo un balzo nel tempo, suite liquide contemporanee suggestive e che raccontano la musica dell’acqua si ascoltano nel memorabile lavoro “Aguas Da Amazonia”, firmato dal maestro del minimalismo Philip Glass in collaborazione con il trio brasiliano Uakti. L’interplay tra marimba, pianoforte, tastiere, flauto, xilofono e strumenti a corda e altri a percussione crea un incanto melodico che esalta la forza dell’acqua, fonte primordiale di vita.
Guardando infine ai cantautori italiani non si può non citare il musicista-poeta Fabrizio De André che ha celebrato la musica dell’acqua nelle sue diverse forme in tanti brani in cui riecheggiano gli echi del mare, gli spostamenti delle nuvole, e il tintinnio della pioggia. Tra i suoi tanti capolavori ricordiamo “Crêuza de mä”, in cui l’acqua del mare è descritta come luogo ideale per viaggiare, incontrare, scoprire altre genti e culture.
Le composizioni di Maurice Ravel
Musicaeanima.com
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